Nazionale

L’occasione di ripensare le politiche per l’infanzia e l’adolescenza

12° Rapporto CRC: criticità ed opportunità per partire con nuovi presupposti. L'approfondimento sullo sport a cura di Loredana Barra, Uisp

 

Giovedì 7 luglio è stato presentato il 12° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della CRC in Italia in un incontro con la ministra delle Pari opportunità e la Famiglia Elena Bonetti. Il trend anche quest'anno non è positivo perché aumentano i minori in condizioni di povertà assoluta, ed è questa la grande sfida da affrontare e che riguarda tutti. Il rapporto è stato realizzato con il contributo di 156 operatori di oltre 100 associazioni tra cui l'Uisp, mondi diversi e punti di vista diversi che hanno acceso i riflettori sui contesti di vita e di crescita dei bambini e delle bambine, raccogliendo la sfida, ma il quadro che emerge non è buono. Gli eventi degli ultimi anni, prima la pandemia mondiale e poi il conflitto in Ucraina, ci hanno messo di fronte a difficoltà nuove che avranno un impatto notevole sulle nuove generazioni e lo avranno, purtroppo, anche su quelle future. Dall'inquinamento alla povertà, dal divario digitale al sovraffollamento abitativo, dalla condizione lavorativa e la cittadinanza dei genitori all'alimentazione non bilanciata, dalle discriminazioni subite dai bambini e dalle bambine con disabilità al bullismo e cyberbullismo per i minorenni appartenenti alla comunità LGBT+. Sappiamo dove guardare, grazie al Rapporto, ma servono altre opportunità, agende politiche che mettano l'infanzia in cima alla lista delle priorità per "prenderci cura" tutti insieme di questi pochi minorenni che abbiamo. (Il declino demografico rispetto all'anno precedente è -1,3 %, rispetto al 2008 siamo quasi a -31%).

Loredana Barra, responsabile Politiche educative e inclusione Uisp, ha scritto il capitolo dedicato a sport, movimento, educazione, e ha fatto parte del tavolo su educazione, gioco e attività culturali. Barra ha collegato gli effetti della pandemia alle potenzialità dello sport: "Di sicuro lo sport può essere uno strumento per contrastare non solo le conseguenze di tipo fisico, riducendo l’aumentata sedentarietà, ma soprattutto quelle di tipo psicologico, contribuendo a ripristinare la socialità, che nel corso di questi due anni i bambini e i giovani hanno progressivamente perso". Nel capitolo si parla, inoltre, di tutela dei minori, in particolare nello svolgimento dell'attività fisica, e si ricorda che "alcuni enti di promozione sportiva hanno sviluppato delle proprie policy, delle procedure da far seguire ad operatori, allenatori, dirigenti e con progettazioni, corsi di formazione e convegni ad hoc per sensibilizzare i destinatari, gli addetti ai lavori, i tecnici e le famiglie. Il Dipartimento dello Sport ha costituito un tavolo di lavoro per tutti coloro che si occupano di attività sportiva giovanile con l’obiettivo di presentare ed estendere a tutto il mondo sportivo una policy a tutela dei minorenni". Dopo aver affrontato le questioni complesse dell'impiantistica sportiva e dell'attività motoria nella scuola, emergono alcune raccomandazioni che il Gruppo CRC rivolge alle istituzioni preposte: "Al Dipartimento per lo sport, Presidenza del Consiglio dei ministri, di valorizzare il ruolo degli Enti di Promozione sportiva, ASD e SSD, anche in considerazione del loro impegno diretto sui territori anche in condizioni di disagio e di svantaggio sociale; Al Dipartimento per lo sport, Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero della Salute e a Sport e salute S.p.a., di prevedere investimenti e contributi per sostenere politiche per facilitare la pratica sportiva tra le persone di minore età; Al ministero dell’Istruzione di rendere operativa la proposta dell’inserimento degli insegnanti di educazione motoria nella scuola primaria, favorendo, al contempo, la collaborazione con le realtà sportive dei territori".

Nel 12° Rapporto CRC, alla cui redazione hanno contribuito 156 operatori delle oltre 100 associazioni che fanno parte del network, come sempre è stata data una fotografia aggiornata e puntuale rispetto a tutti i contesti in cui si declina e si determina il benessere delle persone di minore età.

In apertura evidenziamo come stiamo assistendo inermi da decenni al declino demografico della popolazione italiana: i nati nel 2021 sono stati appena 399.431, in diminuzione dell’1,3% rispetto al 2020 e quasi del 31% a confronto con il 2008, anno di massimo relativo più recente delle nascite. Tutte le regioni registrano tassi negativi di crescita, in particolare Molise, Basilicata e Calabria, ad eccezione del Trentino-Alto-Adige (0,8). Del resto la fotografia della popolazione minorile residente in Italia mostra che i minorenni rappresentano solo il 15,8% della popolazione. È quindi necessario un intervento diffuso che porti e sia espressione di un deciso cambio di mentalità di tutte le articolazioni della società per favorire la ripresa demografica nel Paese.

L’inquinamento atmosferico è in Italia il primo fattore di rischio ambientale: l’81.9% della popolazione vive in zone con inquinamento superiore ai valori considerati sicuri con punte anche fino al 100% in alcune Regioni. Il traffico, il riscaldamento domestico e l’attività industriale sono i maggiori responsabili dell’inquinamento atmosferico. Una seconda criticità è rappresentata dalla scarsità di spazi verdi cittadini usufruibili dai ragazzi, essenziali per lo sviluppo psicofisico. Restano cruciali, inoltre, i rischi legati al cambiamento climatico in atto: il nostro Paese è classificato complessivamente in una fascia di rischio medio e in quella ad alto rischio considerando i fattori di esposizione agli shock climatici e ambientali. Tutto ciò aggrava le interazioni tra inquinamento e allergeni con aumento dell’incidenza di sensibilizzazione allergica e un possibile incremento di asma e allergie, di altre malattie e mortalità legate al caldo, e di infortuni, traumi psichici, malattie e decessi causati dagli eventi estremi. Ovviamente i rimedi per contrastare questa tendenza devono essere trovati a livello globale, ma a livello locale un aumento degli spazi alberati urbani potrebbe consentire una mitigazione di questi rischi. Occorre ridisegnare le città creando quartieri privi di traffico e strade a 30 km all’ora, incentivando la ciclopedonalità, e potenziare l’educazione ambientale anche nelle scuole.

La povertà minorile rimane poi la grande sfida da affrontare: i minorenni in condizioni di povertà assoluta, complice lo scenario pandemico e le relative conseguenze sul piano sociale, secondo i dati pubblicati da ISTAT riferiti all’anno 2021, sono 1.382.000, pari al 14,2%.  L’incremento di 10 punti percentuali in poco più di 10 anni, sottolinea i limiti del quadro di misure e interventi che si sono susseguiti, scontando un grave ritardo iniziale. Occorre un reale intervento organico e strutturale di contrasto alla povertà minorile che ne consideri la multidimensionalità e operi con una strategia multilivello, in grado di affiancare ai meri trasferimenti monetari, servizi e accompagnamento individualizzato, nella tutela del superiore interesse del minore.

Qualcosa sta cambiando invece rispetto all’ascolto e partecipazione dei ragazzi e delle ragazze: se in occasione della pandemia avevamo denunciato come la voce diretta dei protagonisti non avesse avuto spazi di ascolto strutturato da parte delle istituzioni, non possiamo non notare con soddisfazione come sia a livello europeo che a livello italiano, si siano intensificate le occasioni, soprattutto istituzionali, di coinvolgimento dei ragazzi e delle ragazze, che seppur rispondenti a diversi “gradini della scala della partecipazione” proposta da Roger Hart, sono sicuramente un segnale di come si sia finalmente iniziato ad attuare e stabilizzare l’esercizio del diritto riconosciuto dall’art. 12 della Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. A titolo di esempio, per la prima volta, nell’iter d’adozione del 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva è stata prevista la consultazione di ragazzi e ragazze. Così come importante è l’attenzione data allo studente con disabilità nella co-costruzione del proprio piano educativo individualizzato nel percorso di inclusione scolastica a seguito del Dlgs n. 96/2019 e dell’emanazione delle linee guida per la redazione del suddetto piano, in ossequio al principio di autodeterminazione indicato anche nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.

Per quanto concerne la salute delle persone di minore età, ha iniziato a manifestarsi nella sua piena complessità il fenomeno del dilagante disagio adolescenziale con manifestazioni psicopatologiche e psichiatriche acute, gravi dal punto di vista delle condotte e diffuse dal punto di vista epidemiologico. All’aumentato bisogno di cura in una cronica disattenzione nel prevenire e ridurre l’insorgere dei disturbi mentali nel corso dell’età evolutiva, è corrisposto una risposta inadeguata, inefficace e differente a livello territoriale da parte dei servizi preposti. Solo un terzo dei circa 2 milioni di minorenni con un disturbo neuropsichiatrico riescono ad accedere ad un servizio territoriale di neuropsichiatria e solo la metà di questi ottengono risposte terapeutico-riabilitative appropriate con ampia disomogeneità tra le regioni. Anche in questo ambito, tuttavia, si denuncia la perdurante mancanza di un sistema informativo nazionale per la salute mentale delle persone di minore età che rende difficile analizzare le attività territoriali e gli andamenti regionali. In particolare, mancano le strutture semiresidenziali terapeutiche, e nei servizi territoriali spesso non sono previste e adeguatamente presenti tutte le figure multidisciplinari necessarie. Diventa ancor più urgente promuovere iniziative volte a favorire il benessere psicofisico e la salute mentale dei bambini e degli adolescenti in tutti i contesti di vita, con la consapevolezza quindi che la previsione di un fondo per il sostegno psicologico nelle scuole sia solo un primo, per quanto fondamentale, passo. L’attivazione di percorsi diagnostico-terapeutici e di strategie di promozione della salute mentale basati sulle evidenze e valutati in termini efficacia (outcome) necessita, infatti, di adeguati investimenti (economici e umani), ma anche di strategie diffuse e condivise nell’intera comunità, così da riportare bambini e adolescenti al centro dell’attenzione educativa, scolastica, sociale e sanitaria.

Ci sono quindi tutti i presupposti affinché questo momento storico, che ha messo a nudo le fragilità dei sistemi di promozione e protezione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, soprattutto per i bambini più vulnerabili, sia colto come un’occasione per ripensare le politiche dell’infanzia e dell’adolescenza, mettendo a sistema e garantendo una governance efficace rispetto alle priorità identificate nei recenti Piani adottati e le risorse rese disponibili a livello europeo e nazionale. (A cura del Coordinamento del Gruppo CRC)

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